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Speziali lancia l’offensiva liberale

Il presidente del Plr traccia il futuro: ‘Serve coraggio politico, agire senza tentennare’.

Pubblicato su  laRegione del 18 giu 2021 a cura di Jacopo Scarinci.

«La libertà deve essere al centro della nostra azione politica». Il Partito liberale radicale torna a riunire in presenza il proprio comitato cantonale e, davanti alla sessantina di presenti a Gordola, il presidente Alessandro Speziali lancia quella che sarà l’‘offensiva liberale’. Un rilancio, «adesso che finalmente ci stiamo congedando dalla pandemia», che Speziali vede come «una spinta ideale cui il Plr vuole contribuire invitando il paese intero e chi crede nei nostri valori a unirsi in questo cantiere, a questa ondata di proposte perché il contesto con il quale ci confrontiamo è spesso ostile alla responsabilità, alla libertà e al federalismo».

E sarà un’‘offensiva’ perché «bisogna agire senza tentennare. Durante la pandemia si sono incrinati concetti importanti come libertà e federalismo, e alcune forze politiche hanno usato questo anno e mezzo come un pretesto per spingere sull’acceleratore di una transizione sociale molto lontana da quella che la Svizzera conosce. Una transizione – continua Speziali – impostata su uno Stato non robusto ma invadente, non forte ma onnipotente, e noi siamo il Plr, il liberalismo è nato per capire il perimetro dell’individuo, della società e dello Stato». Uno Stato che, attacca Speziali, «sta diventando quasi morale, insegnando quale sia il cittadino bravo e quello non bravo, che va tassato o esposto alla sassaiola pubblica se osa uscire dal mainstream e da discorsi impregnati di politicamente corretto».

Le pietre angolari e le priorità
E se «profilarsi significa avere coraggio politico, prendendo scelte non semplici che magari scontenteranno una sensibilità piuttosto che un’altra», il presidente del Plr snocciola quelli che saranno gli assi portanti di questa ‘offensiva’. Un lungo elenco che va «dall’ospedale universitario alla liberalizzazione dei commerci, dalla proliferazione di ricerca e competenze sul territorio grazie a Usi e Supsi per rendere il Ticino un polo di ricerca d’importanza nazionale, all’alleggerimento della fiscalità che attira patrimoni e gettito anziché perderli, passando per una scuola pubblica con risorse per affrontare i propri cantieri e diventare quel fiore all’occhiello che rappresenterà le fondamenta per il mercato del lavoro di domani». Ma non solo. Al centro del rilancio liberale radicale, spiega Speziali al proprio ‘parlamentino’, ci saranno «il potenziamento della formazione in ambito infermieristico, infrastrutture sportive e centri congressuali, la libertà per le aziende di assumere anche apprendisti, il fotovoltaico e l’idroelettrico, gli incentivi affinché le ditte possano organizzare i propri macchinari in vista delle sfide dei prossimi anni, il recupero degli edifici dismessi, misure di reinserimento professionale per il terziario, risorse per i progetti turistici contro la mummificazione del territorio». ‘Il mercato del lavoro soffre, alimentare la rete sociale’ Il mercato del lavoro, inutile girarci attorno, «subirà sempre più pressioni, soprattutto da una Lombardia massacrata dai lockdown italiani – sottolinea Speziali –. Dobbiamo alimentare una rete sociale fatta di misure di reinserimento, aiuti, pur sapendo che la miglior misura è ridare slancio alle aziende. Non quelle strane holding di cui non si sa nemmeno la ragione sociale, ma quell’80% delle aziende che sono le piccole e medie imprese, che fanno cose interessanti, danno tanti posti di lavoro. Dobbiamo armarci di innovazione, formazione, controlli ed equilibrio per ripartire con efficienza pensando ai prossimi vent’anni».

Dai liberali ‘fischiettanti’ di una volta ai liberali ‘più realisti’ di oggi
In tempi che cambiano, sempre più velocemente. E il liberalismo deve seguirli, interpretarli. Se «negli anni 80 o 90 c’erano dei liberali un po’ fischiettanti e tranquilli, oggi i liberali devono essere molto realisti, mantenere un contatto forte con tutte le fasce della popolazione. Vogliamo e dobbiamo evitare l’immobilismo per disegnare il Ticino dei prossimi vent’anni», afferma ancora Speziali. Che ha una certezza: «Non bisogna più parlare di centro, quando si parla dell’agone politico. È un termine un po’ asfissiato dalle altre narrazioni politiche, impercettibile, sfuggente. Dobbiamo, piuttosto, ribadire le potenzialità del discorso liberale, che contrasta la linea collettivista e statalista, due correnti innaturali se pensiamo alla storia svizzera e al paese che il nostro partito ha costruito».

Progressismo e interclassismo
Questa ‘offensiva’ «dovrà essere progressista, slegata da ogni conservatorismo che non fa parte della nostra storia. Scrivere il futuro è la nostra ambizione, e noi liberali che siamo meno massimalisti e assolutisti di altre forze politiche possiamo avere un ruolo di bandiera in questo cambio di passo per noi fondamentale». Progressismo protagonista, certo. Ma a braccetto con l’interclassismo «che è un nostro tratto distintivo, è per questo che dobbiamo coltivare la rete sociale, essere capaci di intravedere e comprendere le difficoltà di alcune fasce della popolazione e dei rischi che un mondo sempre più competitivo e meno certo in ogni tappa della vita di una persona».

Profilarsi vuol dire prendere posizioni nette, che magari non accontenteranno tutto il partito. Ma la cosa non sembra preoccupare Speziali, anzi: «Veniamo da una situazione di mezzo dove cercando di accontentare tutti alla fine non abbiamo accontentato nessuno. Sono convinto che i liberali capiscano che nella nostra dialettica c’è il nostro atout e la nostra forza di essere punto di riferimento di cui i cittadini hanno bisogno». Cittadini che, conclude il presidente del Plr, «nella politica vogliono un punto di riferimento. Non essere presi per mano, ma avere qualcuno accanto che gli faccia vedere quale può essere la direzione».